10 settembre 2012

a Yarinice

Si è bloccata la soglia delle domande. Non si risponde. Solo io che sono qui, nascosta, posso sognare, intravedere congiunzioni, strade che si biforcano. Soltanto io sento imperativi della tradizione, mentre lei dei presentimenti, ma non può dargli un nome.
Gli spagnoli dicevano di aver scoperto un nuovo mondo. Ma il nostro mondo non era nuovo per noi. Molte generazioni avevano prosperato in queste terre da quando i nostri antenati, adoratori di Tamagastad e Caipatoval, vi si erano stabiliti.
Eravamo nahua però parlavamo anche chorotega e la lingua niquirana; eravamo in grado di misurare il moto degli astri, di scrivere su strisce di cuoio di cervo; coltivavamo la terra, vivevamo in grandi insediamenti sulle rive dei laghi; cacciavamo, filavamo, avevamo scuole e feste sacre.
Chi può sapere come sarebbe ora tutto questo territorio se non fossero stati trucidati chorotegas, caribes, dirianes, niquiranos...?
Gli spagnoli dicevano che dovevavo civilizzarci, farci abbandonare le barbarie. Ma loro ci dominarono con la barbarie, saccheggiarono.
In pochi anni fecero più sacrifici umani di quelli fatti da noi nella storia intera delle nostre celebrazioni.
Questo paese era il più popolato. E, invece, nei venticinque anni che mi toccò vivere, lo vidi rimanere senza uomini; li avevano mandati in grandi imbarcazioni a costruire una città lontana che chiamavano Lima. Li uccisero, i cani li sbranarono, li appesero agli alberi, gli tagliarono la testa, li fucilarono, li battezzarono, prostituirono le nostre donne.
Ci portarono un dio estraneo che non conosceva la nostra storia, le nostre origini e voleva che lo adorassimo come non sapevamo fare.
E di tutto ciò, che cosa è rimasti di buono? mi chiedo. Gli uomini continuano a fuggire. Ci sono governanti sanguinari. Si continuano a straziare i corpi, si continuano a far guerre.
Il suono dei nostri tamburi deve continuare a battere nel sangue delle attuali generazioni.
E' l'unica cosa che di noi è rimasta, Yarinice: la resistenza.

La Donna Abitata- Gioconda Belli

Caracas, Venezuela 2007

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