17 aprile 2009

Rubare

Parlando con Nicco dell’articolo, “l’assalto al treno”, gli ho detto che mi era molto piaciuto, non tanto per il fatto che ci siano delle persone che per qualche ragione sottraggono merce da un treno che si ferma per un certo tempo, ma piuttosto perché sono stato io uno di quelli che ha dovuto rubare mais dal treno, nell’ infanzia.

Lui mi ha chiesto come può accadere una cosa del genere, cioè, come si può arrivare a un punto nella vita in cui non si ha altra scelta che rapinare un treno.

Secondo me, tutto quello che ci accade è una catena di eventi. Tutte le tue esperienze sono collegate a decisioni prese dal primo momento in cui abbiamo la capacità di decidere, ma anche a tutto quello che ti circonda, che in qualche modo ti influenza. A volte succede che scegliamo la strada più facile, perché così abbiamo imparato dagli amici, o forse perché non vogliamo lottare, soffrire per raggiungere una migliore qualità di vita. Oppure perché è l’unica vita che conosciamo e che abbiamo imparato dai genitori, considerando che anche per loro è stata l’unica vita che hanno conosciuto.

Quando mio fratello ed io andavamo a prendere il grano senza permesso, dal treno che si fermava per chissà quanto tempo, era soltanto un gioco. Lo facevamo perché i nostri amici lo facevano, e noi volevamo soltanto giocare. Certamente eravamo consapevoli che era un delitto, una cosa da non fare, e siamo stati puniti. Non è stato così grave, comunque.

C’erano anche altri amici che prendevano il grano perché era una forma di assicurarsi il cibo ogni giorno e di aiutare casa propria, in qualche modo, portando il grano. C’era anche una signora anziana, che viveva da sola; per vivere vendeva dolci, era molto povera. Anche lei prendeva il grano dal treno.

Per darvi un’immagine della situazione delle persone che mi accompagnavano al treno, vi dico che c’era chi raccoglieva il mais in un secchio, chi in un mastello, e chi non aveva altro che i suoi stessi pantaloni, facendo dei nodi nelle gambe.

Queste situazioni, esperienze, ci accadono quando si abita in un quartiere popolare di qualunque città o paesino del Messico. Possiamo sempre giudicare chi ruba, dire che è una cosa che non si deve fare. Anzi che è un peccato. Ma quando si vive nell’incertezza di non sapere se oggi si mangerà o no, non ci si pensa proprio.

Qui non tutti abbiamo la possibilità di andare a scuola quando siamo bambini. C’è chi deve lavorare prima di imparare a leggere. C’è chi deve camminare chilometri per andare a scuola, senza le scarpe. Come possono questi bambini pensare di cambiare vita quando le condizioni gli sono sempre avverse?

Ovviamente ci sono quelli che pur vivendo in migliori condizioni scelgono la vita facile delle rapine, per avere quelle cose che desiderano senza lavorare molto, senza lottare ogni giornata.

Quei secchi pieni di grano, riempiti per gioco, non ci hanno fatto né più ricchi né più poveri. Ma ci hanno dato la opportunità di conoscere la povertà degli altri, di vedere la loro lotta quotidiana per farsi arrivare il cibo, e che non gli importa doversi prendere il grano dal treno per soddisfare il loro bisogno di mangiare. A tutti i costi.

Articolo scritto da Cesar Villeda, Zacapu 2009.


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